Siamo ormai agli sgoccioli di questa campagna elettorale. Quello che ci aspetta da qui al 24 febbraio è sotto gli occhi di tutti e, i primi fuochi, peraltro accesi in forme subdole già da mesi, sono i candidati che si accusano reciprocamente di disonestà. Squadre elettorali e singoli gruppi di supporter, cercano prove dell’inaffidabilità dell’avversario politico e, se non le trovano, provano a fabbricarle a tavolino. E’ il caso dell’inconcludente Massimo Cialente, che cerca di addossare a Gianni Chiodi, ex Commissario, la colpa di una mancata ricostruzione, che di fatto, resta flatus vocis.
Guardiamo anche alla protesta messa in atto da alcuni personaggi all’interno del Centro di Oncologia dell’ospedale di Teramo. A chi alza la voce, sul far della sera, guarda caso a cavallo delle elezioni, facciamo notare, che è indecente la strumentalizzazione del dolore per fini politici, solo per attaccare la riforma sanitaria. Questo atteggiamento ricorda molto il modo di fare di alcune trasmissioni televisive scadenti, che fanno leva sulla pietà della gente per avere share.
Come muoversi dunque in questo teatrino mediatico?
La preferenza espressa attraverso il voto rappresenta principalmente una dichiarazione di fiducia e di condivisione che oggi appare sempre più lontana dalle modalità di scelta che guidavano il voto in tempi passati, quando l’influenza mediatica era meno incisiva. L’attuale comportamento di voto, infatti, appare come un processo di scelta sempre più “personalizzata”, cioè mosso in modo crescente dalle caratteristiche individuali dei candidati. Pertanto, sembra comprensibile che, per far fronte alla difficoltà crescente nel comprendere i programmi politici ed alle incertezze rispetto alle promesse sfiduciate dai partiti opposti o dimostratesi inattendibili, vengano messi in atto comportamenti più intuitivi, guidati più spesso da impressioni emotive.
L’arma di cui dobbiamo servirci noi elettori è la SEMPLIFICAZIONE unita alla CONCRETEZZA, ci vogliono risposte immediate. E facendo leva su questi presupposti, l’unica risposta concreta l’ha data Gianni Chiodi. Il suo programma si può sintetizzare in due semplici parole: RIDUZIONE TASSE. La sua è una politica attenta al risparmio e, soprattutto, al taglio degli sprechi.
E’ riuscito nel miracolo di raggiungere il pareggio di bilancio e superare la crisi senza austerità. Ha ridotto le tasse, incentivato l’imprenditorialità e il merito. Mentre in Italia scompare il fondo taglia-tasse dall’ultima manovra presentata da Mario Monti, in Abruzzo si va nella direzione opposta. Un innovativo sistema di riconversione della spesa pubblica in creazione di profitto. Tutt’altra cosa rispetto all’infruttuosa spesa pubblica italiana e al nostro stato di economia in recessione.
L’Abruzzo ha brindato, all’inizio del 2013, ad un’impresa, che è la riuscita di raggiungere il pareggio di bilancio e la riduzione sulle addizionali regionali di Irap ed Irpef. Abbassando le tasse, aumenta la liquidità e si accelera la ripresa. Abbassare le tasse e valorizzare il merito non sono proprio due cardini della gestione di Mario Monti.